LA VIA DI FRANCESCO IN TOSCANA DA ANGHIARI ALLA VERNA - 1° Giorno da Anghiari a Sansepolcro - La via di Francesco in Toscana

LA VIA DI FRANCESCO IN TOSCANA DA ANGHIARI ALLA VERNA – 1° Giorno da Anghiari a Sansepolcro

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LA VIA DI FRANCESCO IN TOSCANA DA ANGHIARI ALLA VERNA – 2° Giorno da Sansepolcro a Montagna
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Articolo di Stefano Masetti

“Perché la fate all’incontrario?” è la domanda ricorrente che ci hanno posto i numerosi pellegrini che abbiamo incontrato lungo il cammino di San Francesco in Toscana da Anghiari  al Santuario della Verna. In effetti il tracciato partirebbe da Firenze o quanto meno dalla Verna per i tanti che intraprendono il percorso “classico” La Verna- Assisi. Ma di fatto chi può dire dove inizia o finisce un cammino spirituale che si disperde in mille rivoli e varianti lungo tutta l’Italia centrale. Fra qualche anno potremmo inventarci nuove varianti, non solo perché San Francesco ha viaggiato tanto, camminando per tutto il corso della sua breve vita, ma anche perché al di là della meta la cosa principale “ è camminare e sentirsi sempre pellegrini/stranieri nel mondo” come sostengono i padri della Chiesa. Con questo spirito io e il mio amico fotografo Luca Baldassari abbiamo accettato di buon grado la proposta che ci ha fatto la Fondazione Arezzo Intour di riscoprirci per quattro giorni pellegrini e stranieri nella nostra terra, camminando zaino in spalla. Ci siamo incontrati lunedì 29 agosto davanti alla chiesa della Propositura di Anghiari che si trova appena fuori le mura del paese. All’interno dell’edificio religioso sono conservati importanti dipinti del cinquecento fiorentino: due tavole di Giovanni Antonio Sogliani raffiguranti “L’ultima cena” (1531) e la “Lavanda dei Piedi” e “La deposizione della Croce” di Domenico Ubaldini detto il Puligo. Dietro l’altare maggiore, la Madonna della Misericordia, grande terracotta invetriata di Andrea della Robbia. Scendendo verso il cimitero ci lasciamo alle spalle la cittadella fortificata con le sue mura. Vista dal basso sembra un possente animale che apposti con ira la preda e mentre io e Luca ci aggiriamo nella piana sottostante, fra campi di girasole e di tabacco, non possiamo fare a meno di pensare alla famosa battaglia combattuta il 29 giugno 1440 fra i fiorentini e i milanesi guidati dal celebre condottiero perugino Niccolò Piccinino. Ad Anghiari esiste un piccolo ma interessante museo dedicato proprio a questo avvenimento. Secondo le fonti storiche i fiorentini quel giorno se ne stavano asserragliati fra le mura del paese, mentre i milanesi fra quelle di Borgo Sansepolcro. In realtà si trattò di una battaglia molto breve (durata forse soltanto poche ore), combattuta in un’afosa giornata d’estate. Alla fine i fiorentini riuscirono a respingere l’attacco delle truppe milanesi che ricacciarono dentro le mura di Sansepolcro. Nonostante siano trascorsi quasi 600 anni, camminando fra i campi assolati, sembra di respirare ancora la stessa aria densa del pulviscolo sollevato dai piedi dei fanti e dagli zoccoli dei cavalli. Tra Anghiari e Sansepolcro ci sono soltanto nove chilometri di strada eppure i due borghi  appaiono distanti mille miglia e non solo dal punto di vista linguistico.  A quel tempo gli abitanti di Sansepolcro accolsero i milanesi a braccia aperte ( per la paura di finire asserviti da Firenze) ma anche e soprattutto per l’odio atavico e reciproco che c’era fra i due paesi tanto che il Piccinino non ebbe difficoltà ad arruolare come fanti ausiliari un gran numero di biturgensi. La stessa cosa fecero i fiorentini con gli anghiaresi tra i quali si distinse il fabbro Renzino di Menco della Valle, che con uno spuntone si dice abbia ucciso e ferito parecchi nemici e per questo venne chiamato Renzino dello Spuntone. Finché visse fu stimato e onorato dai suoi concittadini per il valore dimostrato quel giorno. Oggi nella piana assolata non si sentono più le esortazioni e le bestemmie degli armati ma il rumore dei trattori dietro ai quali camminano decine di braccianti di colore. Io e Luca proseguiamo il cammino senza fretta ma quando all’improvviso ci ritroviamo nel bel mezzo di una brutta area industriale acceleriamo il passo desiderosi di lasciarcela alle spalle quanto prima. Ed ecco che al di là della strada ci appare la Pieve di Santa Maria a Corsano risalente al XII° sec. che si trova in piena campagna vicino alla frazione di San Leo. Prima di partire abbiamo chiesto al gentilissimo parroco della Propositura di Anghiari Mario Del Pia se era possibile visitarla ma l’edificio oggi è privato e versa in una condizione di semi abbandono, attorniato da ruderi e sterpaglie. E’ un vero peccato perché custodisce all’interno una splendida Madonna del Latte del 300 ma nessuno può vederla. Dall’esterno si può però ammirare la bella torre campanaria aperta da due ordini di bifore. Sembra che questa sia un’insolita soluzione costruttiva che la discosta dal semplice schema delle più piccole chiese romaniche. L’affresco della Madonna del Latte è probabilmente legato a una fonte d’acqua che si trovava nelle vicinanze del luogo dove è stata edificata la chiesa. Purtroppo sembra che il dipinto non versi in buone condizioni come  tutto l’interno della chiesa che è segnata da crepe. Le immagini della Madonna che allatta al seno Gesù Bambino in modo realistico non sono molto diffuse in quanto nel 500’ il concilio di Trento stabilì che era opportuno rimuovere o coprire con ritocchi tutte le immagini della Vergine che potessero apparire anche solo lontanamente di natura sensuale. Spesso tali immagini venivano poste in prossimità di fonti alle quali il culto popolare attribuiva l’effetto miracoloso di restituire il latte alle puerpere che l’avessero perso. 

Lasciata la pieve giungiamo dopo un paio d’ore di cammino in prossimità di Sansepolcro nel borgo di Grincignano che a quanto pare è molto devoto a San Francesco. Lungo la strada infatti sono stati apposti 10 pannelli che illustrano le gesta attribuite al santo dal titolo “La Via di Francesco in Valtiberina” disegnati tutti da artisti residenti nella vallata. Una croce è stata da poco ricollocata in un’edicola del paese. A quanto pare era stata eretta ai primi dell’800’ dal predicatore Baldassarre Audiberti (1760-1852) un misterioso personaggio (forse un ex soldato dell’esercito napoleonico)  che ha disseminato un po’ ovunque queste croci devozionali chiamate appunto “croci di Baldassarre” che presentano i simboli della passione: lancia, canna con spugna,chiodi,martello,tenaglie e scala. Sono molto diffuse in alcune località del Monte Amiata dove il predicatore fu particolarmente venerato.  Durante il percorso Luca si ferma più volte a scattare fotografie. Oltre a fare uso del cellulare, monta su un cavalletto una strana macchina fotografica che si è costruito da solo con le proprie mani. Si tratta di una scatola di legno che si rifà alle vecchie camere oscure (i prototipi della fotografia) che non avevano né obiettivo né lenti. Quella di Luca cattura la luce da un foro piccolissimo che lui ha praticato su un pezzetto di carta stagnola.

“E’ una macchina stenopeica” mi spiega. Fa uso di pellicole a sviluppo immediato come quelle delle vecchie Polaroid.  Ovviamente i tempi di esposizione possono essere molto lunghi, anche cinque o dieci minuti.  “Non si sa mai cosa verrà fuori fino a quando l’immagine non si imprime sulla pellicola” continua Luca. Il suo entusiasmo per la fotografia è talmente contagioso che durante il percorso non mi sono affatto annoiato a starmene per qualche tempo da solo, in silenzio, mentre Luca cercava di cogliere con pazienza l’inquadratura giusta. Abbiamo condiviso i successi e le tante delusioni per un’immagine sovraesposta o poco leggibile.  Del resto, il cammino, se è un vero cammino, ha bisogno dei suoi tempi e deve essere lento. Non bisogna mai avere paura di non arrivare. Le giornate passate a camminare con Luca sono state lunghissime, ma ci hanno fatto vivere di più perché ci siamo concessi la libertà di fermarci per assaporare ogni momento. E così , lentamente, siamo giunti a Sansepolcro nella splendida Piazza di Torre di Berta. Leggenda vuole che il paese debba la sua fondazione proprio a due pellegrini. Pare che un greco e uno spagnolo, Arcano ed Egidio, tornando da Gerusalemme portando con loro alcune reliquie, si fermarono nel luogo dove poi sorse il borgo.  Arcano fece un sogno nel quale una voce lo invitava a fondare una città in onore del Santo Sepolcro di Cristo. La notizia si sparse e molta gente decise di costruirsi un’abitazione nel luogo della visione avuta dal pellegrino. Io e Luca non abbiamo il tempo di ammirare gli affreschi del più illustre cittadino di Sansepolcro “Piero della Francesca” conservati al Museo Civico, ma facciamo comunque una visita alla cattedrale dov’è conservato “Il Volto Santo”.  Una statua lignea più antica e forse più bella di quella conservata a Lucca. La tradizione vuole che il volto sia stato scolpito da Nicodemo su ispirazione divina e che rappresenti quindi il vero volto di Gesù. 

Usciti dalla Chiesa ci dirigiamo alla Foresteria di Santa Maria dei Servi in pieno centro storico. Si tratta del luogo di accoglienza ufficiale dei pellegrini francescani. L’edificio, completamente ristrutturato,  è ubicato in un antico convento impreziosito da antichi affreschi e da mobili antichi.

DA ANGHIARI A SANSEPOLCRO

Lunghezza: 14 km

Salita: 92m

Discesa:189m

Tempo di percorrenza: 3h 30min (escluse le soste)

Tipologia: strada bianca (60%), strada asfaltata (30%), sentiero (10%).

Difficoltà: Facile